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User:Antidiskriminator/Sources/Albania and Skanderbeg

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Skenderbeg and Albania

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  • Arnold Joseph Toynbee (April 2010) [1923]. The Western Question in Greece and Turkey (PDF). BiblioBazaar. ISBN 978-1-117-93306-1.
  • The Balkans: A Post-Communist History Аутор: Robert Bideleux,Ian Jeffries
  • Kosovo's Conflict By Robert Bideleux
  • Martin Segon:
  • List of historical works in Rastko internet library

NARRAZIONE DI GIORGIO CASTRIOTTO, DAI TURCHI NELLA LINGUA LORO CHIAMATO SCANDER BEG, CIOE ALESSANDRO MAGNO - from this website on Albanian

Nacque Giorgio Castriotto di Gio-vanni, Signore dell\‘Albania, parte di Macedonia al mare Adriatico. Il quale signore Giovanni non potendo resistere all\‘armi tuchesche ottene da Amuratte la pace con certe condiz-ioni, una delle quali fu che gli desse i suoi figliuoli per ostaggi, e tra questi fu Scanderbeg. Il quale allevato nella corte del Turco et ammaestrato nelle lettere turchesche e nello essercizio delle armi, fe\‘ tale profitto che di dic-iannove anni fu creato sangiacco cioè conduttiere di una banda di cavalli.

E portando un\‘aria di volto reale fu tanto grato da Amurate che lo mandò prima nell\‘Asia contra al re di Cicilia, nella quale guerra si acquisto credito massimamente havendo combattuto a corpo a corpo con uno illustre tartaro et occisolo e similm-ente un cavaliere persiano. Onde Amurate soleve publicamente dire come egli era il suo braccio, l\‘occhio suo destro e singul-arissimo difensore del suo stato.

Venuto intanto il padre suo Giovanni a morte, l\‘armi turchesche occuparono quel regno; da che piangendo Scanderbeg fu da Amurate consolato con darli speranza di presto investirne la persona sua. Ma non ne facendo poi altro, anzi havendo fatto morire de veleno gl\‘altri suoi fratelli, egli con astuzia e lettere contrafatte itonese in Albania s\‘impatroni di alcune principali fortezze; poscia, congregati i popoli detta provincia e di Macedonia tutta, fu da loro riconosciuto per legitimo principe e gridato re, onde, fatti tagliare a pezzi quanti Turchi che non vollono batt-ezzare, hebbe poi gloriose vittorie contra di Amurate e di Maumetto suo figliuolo. Vinse sette bascià , andò condottiere della milizia albanese in aiuto del re di Napoli Fernando molestato dagli Angioini, e col voler suo rompendo le genti franzese salvò quel reame.

Dopo havendo Maometo espugnato lo impero di Trebisonda e quello di Constantinopoli, tentò di espugnare Croia, ma difendendola Giorgio Scanderbeg ruiscì ogni suo sforzo vano.

Fu poscia da Pio secondo chiamato in Italia per farlo capitano generale nella impresa che sua Beatitudine meditava contra il Turcho. Ma interponendosi la morte di detto Pontefice non segui altro.

Ritornossene per tanto in Albania e mentre che in Alessio, sul fiume Drino, consultava col proveditore veneto intorno alle cose della guerra, sopragionto da una contagiosa febre se ne passò a miglior vita l\‘anno di Nostro Signore mille quattrocento sessanta sette, di sua età sessantratre, havendo prima raccomandato Giovanni suo figliuolo ancora giovanetto con tutto lo stato suo alla illustrissima signoria di Venetia.

Trattene Scanderbeg seco con pietà e liberalità grandissima sempre mai una scelta di soldati veterani con i quali egli soleva dire che si acquistavano le vittorie più agevolmente che con la moltitudine di soldati nuovi. Non voltò egli mai le spalle a nimici suoi, ma sempre coraggiosa-mente combatté. Non fu mai da loro ferito, se non una volta leggiermente con una frescia, cotanto era egli avventurato e benne armato. Così bene in tutta la vita e persona sua era dispo-sto di tanta allegrezza negl\‘occhi e di così animonsa eloquenza che, compariva in publico armato, di maniera infiammava gli animi de soldati che non solamente divenivano valorosi nel combattere, ma anco ferocissimi disprezzatori degli inimici. Fu sempre de primi a entrare nelle bataglie e degli ultimi a ritrarsene. Conosceva tutti gl\‘ufficiali suoi per proprio nome, così buona memoria teneva.

Ammazò di sua mano in diverse bataglie più di due mila Turchi adoperando una sua scimatarra con la quale in un colpo solo partiva un toro per mezzo. Intendendo Maometo II di detta spada, la mando a chiedere e l\‘ottenne da esso Giorgio; e attene fare la prova alla presenza sua da un tartaro da lui stimato gagliardissimo, ma invano, ne gli rimandò et intese come la vera scimatarra ma non il braccio suo che l\‘adoperava mandato gl\‘havea. Onde non parendo a Maometo di privare un tanto capitano di così nobil\‘ arme, con alcuni presenti ne gli fe\‘ riportare, dopo la seconda volta mandatagli.

Fu pianta la morte di questo gran cavalliere non solamente dalla Grecia tutta, ma ettiamdio da tutti i principi di Europa et anche dagli i stessi Turchi, i quali, dopo la morte di lui, insignoritisi di tutta l\‘Albania e ritrovato nella chiesa di san Nicolò, cattedrale di Alessio città , il corpo suo, divotamente lo riverirono. E seguendo la loro superstizione cavando le felici ossa del sepolcro religiosamente le saccheggiarono, credendo ciascuno di rimanere nelle bataglie sicuro, havendo sopra di se legata una minima particella di osso di cosi invitto capitano.

"The famous Albanian Bektashi muhib,[36] Naim Frashëri, presented Skanderbeg as a national savior to the Albanians. Naim’s Skanderbeg is a national freedom fighter, who fights the conquering Ottomans and at the same time is willing to defend Albania from the Christian crusades and intrigues of Europe. In the Naimian mind, Skanderbeg was a defender of Albanianism. Naim Frashëri’s poem Skënderbeu, portrays the man not as a beloved son of the pope or a Serbian bastard or a Marxist hero. Skanderbeg is the eagle of victory, nationalism and hope. Skanderbeg to the Shi‘i-minded Naim Frashëri is the incarnated Albanian version of Imam Husain who fights against the evil Yazid (in our case Turks) on the Albanian holy battlefield of Karbala that, in our case, is the town of Krujë."
"Skanderbeg to both Sunni and Bektashi Muslims is perceived to be a hero of mëmëdheu (motherland) and not of the European Christendom or Christianity."
"Sami Frashëri, Naim’s brother and the father of Albanian nationalism, described Skanderbeg as a victim of conspiracies and intrigues by pope and the Christian Kings of Europe who pushed him to war with the Ottomans and then abandoning him.[40] To Sami Frashëri, Skanderbeg was a brave warrior who embodied the independent spirit of Albanian man who belongs neither to Orient nor to Occident. With this Skanderbeg in mind 20th century Albanian nationalism constructed its national conscience and identity."
"Albanian national heroes such as Ali Pasha Tepelena, the Bushatli Pashas and others, who constitute major cornerstones of Albanian identity during the collapse of the Ottoman State in the Balkans, are often demonized by the European historians because of their high Islamic credentials. They are portrayed as Oriental despots, red pashas, criminals, sensual, cruel, whimsical, illogical[41] and butchers. When the above mentioned Albanians are found to crush bandits, such as the ‘good Christian Montenegrins’, ‘heroic Suliot bandits’ and so on, they are humiliated in history as bloodthirsty satraps[42] of the infidel Orient. They cannot be accepted to be members of the civilized world. They are seen as enemies of humanity. The only goodness in them, according to the Occidental historiography, is to be found only when the latter are to fight against the Turks. If the above said Albanian Pashas are to be killed from some good Christians, they are to be damned as guilty Orientals. Their place is in purgatory forever. But if their killers or enemies will be some Turks or Albanian Orientals, than they have a very high chance of ending up as some kind of guilty heroes of the civilized Christendom.
Other Albanian personalities who fit into the Christendom’s agenda fighting the same enemy, as the Christendom did (the case of Skanderbeg), have to be forcefully baptized. Others are being Albanianized. The real losers in this party are the Albanians, who historically remain a ping-pong ball, at the hands of the wars that Occident and Orient have historically done upon the ancient realms of Albania. These wars are in many cases distorting even the historical truths of Albania." - BRAVO!

Hi Anti. I didn't know where to stick some info that you requested or that you may find useful.

- On Epirus-turned-Albania: If you read the Barleti's book on Skanderbeg (it's online), even if you don't understand much latin, you will see the term "Epirus" very frequently. For example, in the first pages regarding the origins of the Castrioti family: "Per id tempus (...) in Epiro inter caeteros regulos, principe [?] fatis nobile nomen Ioanis Castrioti, ... ... auctores gentis Castriote ex Aemathia nobili ortu ... in Epiro, eos omnes ... ". Of course the title of the book speaks about Epirotes, not Albanians, and Barleti is supposed to be Albanian (although he didn't say so). In some pages you will find the explanation "Epirus seu Albania" ("Epirus, in other words Albania"). Then take the early translations of this book, e.g. Paganel, and you will find "Epirus" translated to "Albania". This is understantable, as "Epirus" is a foreign (Greek) word for the western languages readers, while the Latin "Albania" was more familiar to them. Respectively, the Epirotes (of any nationality/language/religion) became "Albanians", of course not in the sense of ethnicity. (I will continue soon. Blancus lists several medieval texts where Castrioti is officially evoced either as "Epirote" or "Albanese" by people of his time).

- On the relations between Albanians and Serbs, add to your bibliography this: Sima Cirkovic , Tradition Interchanged: Albanians in the Serbian, Serbians in the Albanian late medieval texts. An essay published in "The Mediaeval Albanians", symposium organized by the National Hellenic Research Foundation, Athens 1998.

See you around.--Euzen (talk) 11:46, 12 February 2011 (UTC)